Recensione di On the Silver Globe su Letterboxd: “A friend asked on Facebook who should be directing the Star Wars remakes, living or dead. Had I seen this film when he asked, I would have said Zulawski without hesitation. This is what a science fiction epic should look like, warts and all.”
Il film di oggi è On the Silver Globe (Sul globo d’argento) del 1977 e del 1988 (what???) del maestro polacco Andrzej Żuławski.
Trama
Una squadra di astronauti atterra su un pianeta abitabile e forma una società. Molti anni dopo, un singolo astronauta viene inviato sul pianeta e diventa un messia.
Sigla!
Contesto
Avviso ai maniaci: per quanto sia un film di quelli in-spoilerabili, poiché non è decisamente l’intreccio a costituirne l’esperienza, avviso che nel corso dell’articolo ci saranno degli spoiler. Se siete tra questi correte a vederlo e ci vediamo dopo.
La storia, come un idiota, meccanicamente si ripete
Ci troviamo di fronte ad uno dei progetti più ambiziosi del cineasta. L’adattamento di una trilogia di romanzi del prozio Jerzy Zulawski concepita nei primi del Novecento. Questa la storia surreale e allusiva che vede coinvolti due astronauti che si innamorano su un pianeta lontano, che colonizzano e dove propiziano i nativi con droghe psichedeliche rimanendo intrappolati in sanguinose battaglie di tribù in guerra, immerse in continue elucubrazioni filosofiche. Forse il film di fantascienza con il maggior numero di monologhi della storia, tutti strillati e sofferti come neanche lo stesso Grotowski avrebbe potuto fare.
Vediamo l’alba della vita e di una nuova civiltà, ma già dal primo minuto ne intravediamo il tramonto. Conosciamo già il destino che l’attende. Niente potrà essere diverso, perché è nella natura umana ripetersi nel fallimento. L’opera si dipana sul concetto di natura ciclica dell’esistenza, l’etica della libertà, il potere della fede e i pericoli di permettere a quella fede di alimentare l’ideologia.
Zulawski filma tutto con una telecamera che gira vorticosamente rappresentate il punto di vista dei colonizzatori, che corre attraverso i campi, volteggia sulle cime delle colline, spinge attraverso le falangi dei guerrieri e fa perno per rivelare i soldati che ballano sulla spiaggia davanti alle fiamme. Le sequenze ci mostrano gli errori commessi da questo neonato sistema sociale e lo fa anche attraverso l’uso avanguardistico del jump-cut. Siamo pur sempre nel ’77 e YouTube e i mockumentary non erano ancora entrati nel linguaggio audiovisivo dei più.
La religione è l’oppio dei popoli
La regia e il montaggio sono maestosi. Lo sono anche i costumi e gli oggetti di scena meravigliosamente disegnati e la fotografia fredda e grigio-azzurra che conferisce al setting una vera sensazione aliena. Il film non è di “facile digestione”. È un opera forte, riflessiva, stordente. Nel complesso ‘On the Silver Globe’ è tanto intrigante quanto impenetrabile.
Lore.
Non siamo noi a perderci nella contemplazione del mondo. È il mondo che si perde nella contemplazione di noi
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