Oggi parliamo di una web series, Don’t Hug Me I’m Scared, creata da Becky Sloan e Joseph Pelling nel 2011, finanziata attraverso una campagna Kickstarter.

L’albero azzurro un posto felice, l’alber…ok.

Trama

La serie segue le vicende di tre personaggi, Yellow Guy, Red Guy e Duck, in uno spettacolo per bambini prodotto da Red Guy. Nel corso degli episodi, la serie viene sabotata da Roy, il finanziatore dello show e padre di Yellow Guy. Roy mina la creatività e la direzione dello show usandolo per vendere i propri prodotti.

Sigla!

La miglior sigla in questo caso è il primo episodio. E sì, trovate la prima stagione interamente su youtube sul canale ufficiale!

Contesto

Don’t Hug Me I’m Scared è iniziata nel 2011 e si è conclusa con il sesto episodio il 19 giugno 2016. Ma è il 1955 ad essere l’anno più importante. Quello in cui è ambientata l’opera. Questo è stato l’anno in cui il monopolio della BBC sull’etere televisivo è stato destituito, portando alla nascita di un canale indipendente, non sostenuto dal governo, chiamato ITV (un qualcosa di simile alla dinamica della nostrana RAI-Mediaset). Ovviamente la circostanza nasce da un principio positivo, di liberalizzare il mercato e i mass media, ma ha avuto il side effect di introdurre la pubblicità come leva per la sostenibilità economica di una emittente televisiva.

“STOCKS FLYING HIGH.”

La prima domanda che ci si pone, la cui risposta arriva immediatamente, è se quello che ci troviamo a guardare sia un prodotto surreale fatto per il puro gusto del gore fine a se stesso, o se la serie sia costruita intorno ad un messaggio. Cosa vogliono questi Teletubbies partoriti dalla mente di David Lynch da me? La risposta ovviamente va sulla seconda ipotesi. Già dai primi 10 secondi del primo episodio, ci si rende conto che questo non è un normale cortometraggio per bambini. Vediamo un giornale sul tavolo chiamato “La giusta (gioco di parole anche con destra) ala” con il titolo “le azioni (finanziarie) volano alte”. Ci sono anche alcuni simboli didascalici a rappresentare quanto l’economia del paese stia volando positivamente.

Ogni episodio, ha l’obiettivo di insegnare una lezione su un argomento utile alla formazione infantile, come il tempo o l’amore o il mangiare sano. Ma le cose vanno inevitabilmente fuori strada formando una affascinante idiosincrasia. I messaggi dello show sono incoerenti nel migliore dei casi e malevoli nel peggiore. Le regole della lezione diventano contraddittorie e prive di senso, ricoprendo una svolta assurdamente oscura in luoghi psichedelici e spaventosi.
I personaggi rappresentano le tre grandi fasce di pubblico e in qualche modo anche delle macro targetizzazione di fasce di clientela: bambini (yellow, il più infantile, che più subisce l’influenza dei diversi personaggi, e quindi dei media), adolescenti (duck, il più “violento” e irrispettoso dei 3, che continua a porsi interrogativi e riflessioni a cui non riceve mai soddisfacente risposta) e adulti (red, più pacato e costretto in un lavoro noioso).
Per quanto riguarda il senso profondo dell’opera è sicuramente quello di critica alla televisione e alla pubblicità invasiva ed onnipresente che può plasmare le menti dei più piccoli (e non solo) che come inconsapevoli spugne assorbono tantissime informazioni per loro dannose.
Il contesto dove prendono vita le azioni dei personaggi è profondamente concentrato sul denaro e sul commercio a scapito della trasmissione di messaggi costruttivi e utili ai bambini. Tra gli indizi visivi di questo tema includono un gioco da tavolo chiamato “MONEY WIN” e tantissimo product placement. Il punto è che quando i creatori di prodotti, siano essi per adulti o bambini, devono assicurarsi un guadagno per poter restare in commercio, è inevitabile che i loro messaggi vengano corrotti.
Lo standard

Una tra le tematiche che attraversa la serie è quella dello standard, della normalità intesa come un loop infinito coercitivo. Quel loop che poi mina il finale apparentemente lieto.

Man mano che la struttura del formato dello spettacolo per bambini crolla e i personaggi “insegnanti” diventano più ostili, è evidente che queste lezioni amichevoli si trasformino in pericolosi atti di condizionamento sociale. Ogni elemento è curato nei minimi dettagli, il simbolismo è ovunque e sono tantissimi i significati nascosti da decifrare. Don’t Hug Me I’m Scared  deride la semplificazione di idee complesse nei media, nei metodi educativi e comunicativi più generali, e come la malleabilità mentale dei bambini (e forse più in generale della massa) può essere sfruttata. Il racconto ci dimostra come la società e i media nella fattispecie, sottovaluta l’intelligenza ed intuizione dei bambini per appiattirlaplasmarla a proprio piacimento. L’oggetto delle critiche di DHMIS sono quelle che limitano la comprensione e ci impongono regole dogmatiche e oppressive mentre cresciamo. Il bambino, che parte da fondamenta aperte e non pregiudiziali, segue queste regole, segue l’autorità – solo per poi mostrarci come queste visioni assolute sono contraddittorie e in definitiva pericolose.

Nel terzo episodio, ad esempio, a Yellow Guy viene insegnato che l’amore è un sentimento importantissimo che ci unisce tutti e sconfigge la solitudine … purché sia ​​fatto nel modo giusto. Tra le intuizioni geniali della serie troviamo infatti quella del concetto di amore eteronormativo come gabbia di perfezione e purezza. “Lui è fatto per lei / e lei è fatta per lui / È sempre stato così / Ed è perfetto / Ed è puro / Ed è protetto da un anello / È così che va tutto l’amore”.


Insomma una serie meravigliosa, di cui ho tralasciato volutamente di argomentare gli aspetti tecnici e visivi (spettacolari, basti pensare all’uso alternato di diverse tipologie di animazione 2D e 3D) e di cui si potrebbero affrontare diversi altri temi interessanti. Reddit e la rete intera è invasa da analisi e deliri su DHMIS con le quali potrete andare oltre i 30 minuti totali del prodotto, allungandolo per anni e anni. Numerosi sono anche gli easter egg: ad esempio, digitando su Google il numero presente sulla cabina dove Red Guy entra durante i titoli di coda della puntata 5, si può accedere ad un corto segreto

Don’t Hug Me è una pazza, assurda perla che sembrerebbe perfettamente fatta su misura per Adult Swim, ma a mio parere dimostrando anche una certa superiorità rispetto ai prodotti di quest’ultima. Un esempio di televisione intelligente e in grado di produrre e stimolare riflessione e creatività (paradossalmente). Becky Sloan e Joseph Pelling sono sicuramente dei filmaker da tenere sotto attenta osservazione. Su questo sito troverete tutte le opere di questi amabili folli: http://beckyandjoes.com/

Se non l’avete vista il mio consiglio è di recuperarla assolutamente. Ah. Seconda stagione in arrivo. Wakey Wakey…

Lore.

Now let’s all agree… to never be CREATIVE again.


Vivere Maalox: The Whispering Star • C’è posta per te

Lorenzo Quarta
Chi mi conosce me lo avrà sentito dire tante volte: amante dei linguaggi e non delle lingue. Potrebbe non avere senso, ma nessuno mi ha mai contraddetto, quindi tant’è. Molto amante del "less is more" o semplicemente indolente. Ciao. ????

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