È il 1967 quando il film “Blow Up” di Michelangelo Antonioni viene sequestrato per oscenità su ordine della Procura della Repubblica di Ancona.

Nello stesso anno fa scandalo anche la figura di Séverine, protagonista del film “Bella di giorno” di Luis Bunuel, noto per i più famosi “Il fascino discreto della borghesia” e “L’angelo sterminatore”, quest’ultimo ispiratore del surreale e perverso Dogtooth del greco Lanthimos.

Nonostante Bella di giorno guadagni il Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia, la pellicola subisce diversi tagli – il più iconico resta quello in cui Severine rifiuta la Comunione.

Séverine è di origine borghese e dà la sensazione iniziale di non riuscire ad avere rapporti sessuali, ma questa impossibilità si risolve, nel sogno, grazie alla violenza, e nella realtà, con la prostituzione, la quale la porta a redimersi dalle sue insicurezze.

Séverine abbandona la sfera noiosa della borghesia a cui appartiene e si prostituisce non per sopravvivere, ma per riempire la vacuità che l’ha circondata e che non le ha permesso di conoscere se stessa. È solo scoprendo la casa chiusa di Anais che Séverine si spoglia dell’indifferenza e si porta, probabilmente, ad amare più intensamente il marito.

È anche e soprattutto attraverso gli episodi onirici che Bunuel descrive meglio la psicologia di Séverine, un personaggio complesso che finisce per sdoppiarsi tra purezza e perversione, senso di colpa e trasgressione, attrazione e repulsione, tutte caratteristiche distinguibili perfino nell’amore: quello per Marcel, lascivo, e quello per il marito, casto.

Anche se alla fine la componente che più emerge è quella della violenza, che sembrerebbe generare in lei il desiderio di condividere l’amore in una maniera tutt’altro che tradizionale. Séverine diverrà la prostituta più amata della casa chiusa di Anais, si innamorerà di Marcel e finirà per esserne ricattata.

Insomma, si può dire che quello di Séverine sia un viaggio che la porta in toto a spogliarsi dell’alienazione borghese, che conduce gli spettatori a discutere della condizione femminile e della donna come essere dominato da impulsi, che si presenta come una critica sociale e allo stesso tempo esperimento di narrativa ed intreccio.

Da guardare.


autore_ Gloria Ronco
bio_ classe ‘03. Nanni Moretti suggerisce “coltiva velleità autarchiche”.
In un cammino che ogni giorno interseca classici greci e latini, visionari del cinema internazionale, e formidabili penne, da quelle russe a quelle sudamericane, si occupa attivamente di scuola e scrittura.
Quando può suona la chitarra, ma gli assoli di Jimmy Page sono ancora molto lontani.
È convinta che la semplicità sia il trionfo dell’originalità.
That’s all.

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