Promising Young Woman è un film del 2020, scritto e diretto da Emerald Fennell al suo esordio alla regia, nonché vincitore del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

La storia ha come protagonista Cassie, una ragazza di trent’anni (interpretata da Carey Mulligan in particolare stato di grazia) definita, sin dai tempi dell’università, una donna promettente.

Iscritta alla facoltà di medicina, Cassie è costretta ad abbandonare gli studi a causa di un terribile evento che la porterà a scegliere una vita del tutto diversa. L’evento traumatico che subisce è la perdita della sua migliore amica Nina che, ai tempi del college, veniva stuprata da un compagno di corso mentre era incosciente. Nina, non essendo creduta né dai compagni né dai professori, finì per cadere in una depressione che l’avrebbe portata alla morte. A distanza di anni, Cassie abita ancora con i suoi genitori, lavora in una caffetteria e ha abbandonato del tutto l’idea di diventare medico. Ma è anche l’unica a ricordare quello che è stato fatto alla sua migliore amica: sembra infatti che tutte le persone del suo passato abbiano elaborato l’accaduto e siano andate avanti, relegando la vicenda nell’assoluto oblio.

Il fulcro, nonché tema principale del film, è la cultura dello stupro: con questa espressione (coniata dagli studi di genere) si intende descrivere una cultura nella quale non solo la violenza e gli abusi sono diffusi, minimizzati e normalizzati, ma dove sono incoraggiati anche gli atteggiamenti e le pratiche che giustificano e sostengono quella violenza e che pretendono di avere il controllo sulla sessualità femminile. Il reverenge porn (che è ciò che subisce Nina durante la notte dello stupro), il victim blaming (ovvero la colpevolizzazione della vittima che non solo subisce la violenza ma viene anche screditata dalla società) e la deresponsabilizzazione del carnefice e di coloro che, spettatori di tale atrocità, si sono sentiti legittimati nel non fare niente, sono tutte strategie attuate da un tessuto sociale intriso di cultura dello stupro.

L’attento sguardo della regista sottolinea in modo eloquente come, in una società patriarcale, le donne siano costantemente vittime di microaggressioni, abusi e molestie da parte di uomini che mancano totalmente di consapevolezza e la cui parola e credibilità prevale sempre su quella della vittima.

Nel film ci viene mostrato come Cassie, una volta a settimana, vada in un locale e si finga ubriaca. Il risultato è sempre lo stesso: qualche “bravo ragazzo” la nota, si offre di aiutarla e di accompagnarla a casa per poi tentare di approfittare di lei. Questi tentativi di stupro non si svolgono con la messa in scena di violenza o forza bruta (in questo senso non c’è spettacolarizzazione dello stupro). Anzi, coloro che si accompagnano alla protagonista sanno essere gentili (all’apparenza) e persuasivi. Il punto centrale di questo tipo di scene è la totale e assoluta mancanza di consenso da parte di Cassie: questo si evidenzia quando la ragazza, che fino a quel momento si era finta priva di sensi, chiede al ragazzo di turno “cosa stai facendo?” svelando così al malcapitato il suo assoluto stato di coscienza. La reazione che questo tipo di situazione provoca nell’uomo è sempre di paura, smascherando così una mascolinità fragile che torna utile solo quando la donna è del tutto inerme: nessuno si aspetta che una ragazza considerata vulnerabile si dimostri perfettamente consapevole e padrona del suo corpo. La vittima, dunque, non subisce passivamente ma diventa parte attiva e integrante del processo di rivendicazione.

Lo sguardo femminile (e a mio parere femminista) della giovane regista si evidenzia anche nel depotenziamento del male gaze. Con “male gaze” si intende il tipico sguardo maschile ed eterosessuale che, in particolar modo nelle arti visive, tende a raffigurare la donna come oggetto sessuale atto a soddisfare il desiderio dello spettatore maschio. In questo film, sin dalle prime inquadrature, si ha la tendenza a ribaltare e ridicolizzare questo tipo di messa in scena ponendo al centro dell’attenzione corpi maschili ripresi in modo anomalo rispetto alle rappresentazioni mainstream e stereotipate degli uomini (come la scena d’apertura in discoteca o la scena in cui Cassie si reca alla festa di addio al celibato di Al).

In conclusione credo si possa affermare che “Promising Young Woman” sia una delle lezioni di femminismo più incisive della storia del cinema, il film di cui tuttə avevamo bisogno.

Sul finale non c’è molto da dire se non “NOLITE TE BASTARDES CARBORUNDORUM”.

 


autore_ Aurora Mele
bio_ Mi chiamo Aurora Mele e sono una studentessa presso il DAMS di RomaTre.
Agnès Varda disse “cinema is my home.
I think I’ve always lived in it” e questa frase racchiude tutto il mio amore.
Femminista sempre, incazzata pure, ma ho anche dei difetti.

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