Jean-Luc Godard “Agente Lemmy Caution: missione Alphaville” 1965

 

                                   

 

“Nessuno è vissuto nel passato, nessuno vivrà nel futuro: il presente è la forma di ogni vita. E’ un dominio che nessun male può togliere. Il tempo è come un cerchio che gira senza fine: l’arco che scende è il passato, quello che sale è il futuro. E’ stato detto tutto, a meno che le parole non cambino di senso, e il senso di parole”.

 

E’ il tempo di una parola, di un solo sguardo o del silenzio che si tramuta in risposta. La realtà così come la percepisci è un incontro perfetto con ciò che sei al momento. Solo, pieno d’amore o fluttuante. Ho preso un caffè in compagnia del rumore questa mattina e anche oggi ho lasciato l’ultimo sorso, così da non gustare un finale amaro. Considero “Alphaville” come un risveglio. Pensa a una parola d’amore e ti risveglierai.

 

Nella pellicola di Jean-Luc Godard siamo trasportati in un futuro impreciso, siamo ad Alphaville, una città in cui ogni gesto, respiro, sorso d’acqua è regolata dal computer Alpha 60. Sei una macchina o un essere pensante? Alpha 60 ascolta i tuoi pensieri. Alpha 60 osserva i tuoi movimenti, manipola il cuore. E’ un continuo ritorno alla parola, ai gesti meccanici, al pendolo che oscilla tra luce e ombra, che contorna i personaggi, che sussurra non presenza. Una sequenza di immagini che fucilano l’essere pensante. Avrai la sensazione di essere osservato, oppure Alpha 60 potrebbe essere uno sguardo interiore. L’occhio sarà dunque su di te. La voce di Alpha 60 risuona per l’intera durata del lungometraggio, non è una voce sublime, non è la voce della consapevolezza, ma la voce di qualcosa che sta per concludersi. Non riconoscendo neppure qui il significato della parola amore.

 

Noi vediamo la verità che voi non potete più vedere, la verità è che nell’uomo non vi è altro che la luce e la fede, il coraggio o la tenerezza, la generosità e il sacrificio; tutto il resto non è che uno ostacolo creato dal progresso della vostra cieca ignoranza

 

Non siamo ingranaggi o pezzi incastrati nella cittadina di Alphaville, potremmo essere altro. Un altrove.
Quindi che fare?
“Salvare quelli che piangono.”

La mdp inquadra quel che rimane di una realtà statica, assorbita dal vuoto dei sentimenti, delle emozioni, sostituita da parole usuali e di circostanza “io sto benissimo, grazie, prego.” Accade di trovarsi persi in un labirinto già scritto, di percorrere lo stesso giardino, la stessa strada alle 00:17 e non accorgersi della meraviglia che ti circonda, così da raccontarsi “non si capisce mai niente finchè una sera si finisce per morirne.” Il labirinto di Jorge Luis Borges per l’infinita ciclicità tra morte e vita. La mdp inquadra chi è stato giustiziato per aver amato, per aver pianto, chi segue i propri passi senza percepirli.
In quale pianeta preferisci sostare?

Jean-Luc Godard cita “Capitale del dolore” di Paul Eluard, si apre così uno spiraglio di speranza, di consapevolezza e forse qualche parola verrà riconosciuta come tale. Natacha von Braun e Lemmy Caution ti racconteranno di quel sentimento d’amore, la fuga da una galassia asettica.
“Cos’è che trasforma la notte in luce? La poesia.”

 

Concludo con le parole di Paul Eluard.
Oggi ti abbraccio.

“Allora cos’è l’amore?” Chiede Lemmy.

La tua voce
i tuoi occhi
le tue mani
le tue labbra
i nostri silenzi
le nostre parole
la luce che se ne va, la luce che ritorna.
Un sorriso solo per noi due.
Per necessità di sapere ho visto la notte creare il giorno, senza che noi cambiassimo d’aspetto.
Oh, beaneamata da tutti o beneamata da uno soltanto
in silenzio, la tua bocca
ha promesso di essere felice.
Sempre più lontano, dice l’odio.
Sempre più vicino, dice l’amore.
Con una carezza noi usciamo dalla nostra infanzia.
Vedo sempre meglio la forma umana.
Come dialogo tra innamorati, il cuore non ha che una sola bocca.
Tutte le cose a caso.
Tutte le parole dette senza pensarci.
I sentimenti alla deriva.
Gli uomini vagano per la città.
Lo sguardo
la parola
e il fatto che io ti amo.
Tutto è in movimento, bisogna avanzare per vivere, andare dritti davanti a sè, incontro a coloro che amiamo. Io andavo verso di te,
andavo senza fine verso la luce.
Se sorridi, è per avvolgermi meglio.
I raggi delle tue braccia squarciano la nebbia.

 

F.
Le piacciono i dettagli delle persone, dei corpi, delle situazioni che vengono a crearsi e quando può li racchiude in uno scatto. Predilige la fotografia analogica e ama il suono del riavvolgimento pellicola. Le piace girare in bicicletta per le vie del centro e le colazioni all'aperto. Il suo nome è Federica, la trovate nei link che seguono.

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