Per gli amanti delle serie tv non esistono le mezze stagioni: caldo o freddo che sia il modo per vedere tutte le puntate (del mondo) si trova. Questo mese ancora questioni molto serie tra news tra pop, flop e top!

Must see

Sono profondamente amareggiata, un’altra volta. Non posso scoprire da un’immagine pubblicata sul mio canale Instagram che molti di voi non abbiano mai visto “How I Met Your Mother.” So cosa state pensando e no, non è la solita sit-com stupida portata avanti per 9 stagioni senza un motivo.

HIMYM è divertente sì, ma anche brillante e “leggendaria”. Tradotta (Che tristezza!) con “E alla fine arriva mamma!” è una serie statunitense di Craig Thomas e Carter Bays, in onda sulla CBS dal 2005 al 2014.

208 episodi, 9 stagioni per le avventure di un gruppo di amici tra cui Ted Mosby, un romanticone alla ricerca della sua anima gemella.

Ted, Marshall, Robin, Barney e Lily si incontrano nel loro pub di fiducia dove si confortano a vicenda, si raccontano, si divertono, si disperano. La struttura della seria è caratterizzata da una cornice narrativa ambientata nel futuro dove gli spettatori sono, insieme ai futuri figli di Ted, curiosi di conoscere chi è la donna con l’ombrello giallo che, alla fine, ruberà il cuore a Ted. Sarà forse la star canadese Robin?

Recensione “How I Met Your Mother” (2005-2014) – Una Vita da Cinefilo

Non si possono non amare i personaggi Ted Mosby (Josh Radnor), Marshall Eriksen (Jason Segel), Robin Scherbatsky (Cobie Smulders), Barney Stinson (Neil Patrick Harris), Lily Aldrin (Alyson Hannigan) e tutto quello che accade. Io, quel corno blu, in fondo lo vorrei.

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Se avete perso la prima puntata: Questioni Molto Serie | Parte Prima

Quel che verrà

Arriva in questi giorni la terza stagione di una serie che, per molti, è passata inosservata. Chi ha seguito il consiglio di Questioni Molto Serie | Parte Seconda e ha avuto modo di vedere Broadchurch tornerà volentieri in un contesto britannico.

Amazon.it | Marcella: Series 1 [Edizione: Stati Uniti]: Acquista ...

Marcella è una serie televisiva britannica scritta, diretta e prodotta dallo stesso reatore della serie The Bridge, ovvero lo scrittore svedese Hans Rosenfeldt. In Italia, Netflix iniziò a distribuirla globalmente al di fuori del Regno Unito a partire dal 2016. Dopo 4 anni, ne parliamo qui, ora.

Sappiamo bene che Netflix quando “ci tiene” a farci conoscere una serie la spinge in tutti i modi quindi ora è tempo di conoscere Marcella, la detective che dà il nome alla serie.

Marcella Backland decide di tornare ad essere parte della squadra del Metropolitan Police Service di Londra, dopo l’abbandono del tetto coniugale da parte del marito Jason. Marcella si butta a capofitto sul lavoro tra problemi sentimentali, familiari, relazionali. La situazione è aggravata però dalla sua condizione psichica che la porta ad avere gravi problemi di memoria. Questa condizione si ripercuoterà successivamente su tutti i suoi casi e sulla sua stessa vita.

Commento a margine: ogni finale di stagione si chiude con la risoluzione di tutti i misteri e non solo. Finali decisamenti aperti che sembrano più essere le prime puntate delle stagioni successive. Infatti, il finale della seconda anticipa completamente tutta la terza stagione e… staremo a vedere!

Amarcord

Non si può resistere al fascino di Don. Nessun ciuffo biondo, nessun riferimento ai tempi contemporanei. Siamo a New York, negli anni ’60, in un’agenzia pubblicitaria. Se il tag line della serie

«Sex. Lies. Storyboards.»

non vi suggerisce nulla allora questo è il consiglio giusto per voi.

Don Draper è il personaggio principale di Mad Men, serie televisiva statunitense prodotta dal 2007 al 2015, ideata da Matthew Weiner. Per chi lavora nella comunicazione come me, è facile amare una serie tv in grado di racconatre il mondo pubblicitario e i grandi cambiamenti di quel decennio negli Stati Uniti.

Sette stagioni dove si intrecciano le vite dei pubblicitari dell’agenzia Sterling & Cooper (poi Sterling Cooper Draper Pryce, e infine Sterling Coopers & Partners) di Madison Avenue. Il tutto chiaramente influenzato dalla vita movimentata del direttore creativo, Don Draper. La campagna elettorale di John Kennedy e Richard Nixon del 1960, la crisi dei missili di Cuba del 1962, l’assassinio di Kennedy  del 1963 e  le lotte per la conquista dei diritti civili degli afroamericani sono solo alcuni degli avvenimenti che si manifestano nel corso delle stagioni. In tutto ciò, interessante anche il ruolo della donna in questo complesso mondo lavorativo.

Flop

Inizialmente aveva un suo perché, dopo è diventato “perché ho iniziato questa serie?“. Sarò spietata ma anche poco obiettiva, non ho avuto la pazienza di andare oltre metà della seconda stagione. La serie della discordia è questa volta RIVERDALE, teen drama americano basato sui personaggi degli Archie Comics.

Come spesso accade, la trama si basa sulle relazioni di alcuni adolescenti dove si alternano: il figo di turno, la buona, la bella, la bella ma stronza e così via, per uno schema narrativo canonico con i soliti clichés. A fare da filo conduttore l’omicidio di un noto ragazzo della scuola, figlio di ricchi imprenditori di “questa tranquilla cittadina”. Visto e rivisto? Sì, ma non è questo il problema.

Riverdale 3, su Amazon Prime Video in streaming da oggi ...

Nella seconda stagione “la diritta via era smarrita” e si è perso l’entusiamo creato nella prima stagione. Sono sincera nel dire che è un flop a metà: non posso giudicarlo del tutto non avendolo finito, ma se non l’ho fatto, un motivo ci sarà. 4 stagioni, originariamente pensata come adattamento cinematografico per la Warner Bros Pictures, rimodulta come serie televisiva per la Fox. Dal 2017 è ancora in produzione, un motivo in più per ricominciare e capire (dove ho sbagliato.)

Personaggio Pop

Due parole: Renè Ferretti. Torniamo in Italia con una serie che, a mio avviso, è una delle più belle in assoluto per la sua semplicità. E poi, diciamolo, Francesco Pannofino è un maestro e con i maestri, si sa, si vince facile.

Perché Boris è ancora la migliore serie italiana | Videodrome

Se da un lato Boris è per un target ristretto, dall’altro lato Boris è POP. Come il suo personaggio. La fuoriserie italiana, così sottotitolata, è stata prodotta dal 2007 al 2010 (13 anni fa, sì!) e ideata da Luca Manzi per un totale di 3 stagioni e 42 episodi. Tra gag, luoghi comuni e spietate verità del mondo cinematografico, Boris racconta il dietro le quinte di un set di una serie fatta “alla cazzo di cane”, per citare il regista, René Ferretti, appunto.

Renè Ferretti è ossessionato sia dal suo pesciolino rosso, Boris, sempre presente sul set che dal suo portare a termine una serie fatta da incompetenti ma figli di, mogli di, raccomandati da. Il piccolo schermo in un’altra dimensione dove non esiste il politicamente corretto e dove gli sceneggiatori si abbandonano a luuuunghissimi studi e numerose ricerche per fare del proprio meglio. Francesco Pannofino è, scusate la banalità, bravissimo. E il suo “dai, dai, dai!” entra talmente in testa che sembra esserci un mini Renè Ferretti in ogni angolo dell’ufficio a motivarti e a dirti che “tutti gli uomini sono dei grandi attori, tranne alcuni attori!”

 

Eleonora Tricarico
Scrive di "Questioni molto serie." Sulla gamba 'on the road' e sul cuore 'let it be". Il giorno della sua nascita è stato inaugurato il sistema operativo Windows 2.03, un caso? Web dipendente, amante dell'arte in tutte le sue forme ed esperta divoratrice di patatine fritte. Sogni nel cassetto e libri sul comodino, accumula occhiaie, foto di street art e poesie in ogni dove. Un'altalena tra Woody Allen e Federico Fellini, "sotto le stelle del jazz" (&blues) di ogni sera, ecco che una serie illumina la stanza. Non è da tutti laurearsi con Laura Palmer, no?

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