Un fantastico Benedict Cumberbatch nel nuovo capolavoro di Jane Campion. “Il potere del cane”, adattamento del romanzo omonimo datato 1967 e firmato Thomas Savage, è ambientato nel Montana dove i fratelli Burbank possiedono un ranch e portano avanti un’attività redditizia. Sagace, affascinante e amante dell’avventura Phil si occupa dei lavori manuali e diventa presto una figura di riferimento per tutti i suoi lavoranti, incarnando perfettamente lo stile di vita e le tradizioni del contesto western in cui è cristallizzato; diametralmente opposto è George, un topo di città sempre impeccabile nei modi e nell’aspetto che, più impacciato, maldestro e gentile, si occupa della burocrazia e dei conti. Essi rappresentano due mondi il cui equilibrio viene spezzato dall’arrivo di Rose, locandiera vedova e nuova moglie di George, e del figlio Peter. L’improvviso distacco dal fratello, con il quale aveva condiviso persino la cameretta d’infanzia fino alla notte precedente, pone Phil davanti all’ineluttabile ostacolo della crescita, che egli non ha intenzione di affrontare.
Così inizia la sua ribellione nei confronti del fratello, della donna che tanto disgusta, della femminilità che avverte in relazione alla sua inequivocabile omosessualità. Sceglie tuttavia di darsi una seconda possibilità con Peter; di dare una seconda possibilità ai suoi sentimenti dopo la morte del suo mentore, dell’uomo che ha sempre amato. Da lui ha imparato a guardare oltre il quadro generale per apprezzare i dettagli; e così ha visto per la prima volta quel cane, scuro e minaccioso sul profilo delle montagne all’orizzonte. Quel cane che nessun altro riesce a vedere. Nessuno riesce a capire. Fino all’arrivo di Peter, che riconosce il profilo dell’animale senza esitazioni ed accende in Phil un fuoco nuovo, una speranza. Non saprà mai che proprio quella speranza decreterà la sua fine. L’incarnazione del complesso di Edipo; colui che tiene alla madre tanto da odiare ogni uomo che le si avvicina facendola soffrire.
Il file di questa recensione è incompleto sul dextop del mio computer da qualche settimana, forse più di un mese. Ho trovato molta difficoltà in questo caso, perché non riesco a fare chiarezza sui sentimenti che ho provato guardando “Il potere del cane”. Non mi aspettavo lo sviluppo, né tantomeno la conclusione, un’affascinante tragedia che lascia una finestra aperta sul futuro dei personaggi.
È giusta.
Forse crudele.
È la vita.