Questo è il primo di una serie di appuntamenti volti a scoprire alcune perle del catalogo Prime Video. Per questa uscita ho scelto tre film diversi tra di loro ma egualmente validi, al fine di comprendere meglio alcune delle derive più interessanti di un cinema contemporaneo che passa spesso inosservato, ma che viene ampiamente apprezzato in circuiti indipendenti o in contesti quali rassegne/festival. Buona lettura!

 

  • A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT (di Ana Lily Amirpour, 2014)

Il lungometraggio d’esordio della regista Ana Lily Amirpour – tratto da un suo stesso corto – altri non è che un perfetto omaggio all’amore verso il cinema stesso. L’Amirpour onora sia le sue origini iraniane e la cultura persiana, sia le influenze occidentali dentro cui è andata formandosi. Così la pellicola riesce a cogliere ed elaborare i canoni del moderno, in una commistione di elementi che risulta vincente: una città immaginaria dal sapore dismesso e incerto, tale Bad-City; un tema dell’horror classico rappresentato  dalla protagonista vampira, in fusione però con elementi pop e politici (lei stessa avvolta da un nero chador si muove nel buio della città su uno skateboard). L’elegante bianco e nero quasi fumettistico ci trasporta in una sorta di Persepolis sui generis, abitata da personaggi ambigui e amorali che contaminano le strade, ignari dell’arrivo della nostra predatrice senza nome. La sceneggiatura scarna e la semplice linearità del plot sono messe a servizio di un’opera che conquista per il suo essere weird ed elegante, compostamente punk. Un magnifico lavoro indipendente da recuperare al più presto.

 

  • HIGH LIFE (di Claire Denis, 2018)

Sarebbe bello parlare di High Life, ultima fatica di Claire Denis, muovendoci verso un territorio più complesso, che ha a che vedere con la poetica generale di questa regista. Ahimè, questa non è la sede adatta, ma vale la pena dire che qui da noi è conosciuta ai più per il brillante ed estremo Trouble Every Day (con Vincent Gallo e una cannibalica Trincia Vessey), e non può che essere un peccato. La sua filmografia è un assoluto must-see di cui High Life rappresenta la summa estetica e filosofica. Il personaggio di Robert Pattinson, qui in uno stato di grazia come spesso lo si è visto recentemente, si trova a crescere sua figlia all’interno di una navicella lontana dal sistema solare, mentre il racconto narrato non linearmente ci guida a spizzichi e bocconi nel ricordo di ciò che è successo nel passato: la morte dell’equipaggio e una folle “missione” da portare a termine. Non aspettatevi un film che ricalca i classici stilemi del genere, bensì una pellicola ricca, che rielabora questi elementi in maniera inedita e autoriale. Il punto di forza della regista è quello di essere riuscita a dosare, col tempo, il fattore “estremo” delle sue opere, e a diluirlo qui all’interno di una narrazione più intima e  a tratti delicata, dimostrando come il brutale si possa manifestare nella dolcezza. Chiudo dicendo che una piacevole sorpresa sarà sicuramente il personaggio interpretato da Juliette Binoche, attrice molto amata dal pubblico del cinema d’essai.

 

  • ALL THESE SLEEPLESS NIGHTS (di Michal Marczak, 2016)

 Chiudiamo i consigli con un documentario, o quasi. Alba, notte, festa e ancora.  In cento minuti siamo trasportati in una scarna Varsavia, all’insegna della sregolatezza, seguendo e spiando gli amori e le sofferenze di alcuni adolescenti. La musica elettronica accompagna le emozioni totalizzanti dei protagonisti, culla le loro vite impregnate di presente: esiste solo il qui e l’adesso. L’autore, evitando narrazioni precostruite, non cerca di dare nessuna risposta, né cerca di formulare quesiti, ma illustra. Un’opera che mostra, quindi, e nel farlo però riflette sulle radici delle generazioni polacche del post-comunismo. Un film sulla loro instancabilità, sulle nevrosi che le accompagnano quando si muovono senza sosta da un luogo a un altro, sullo sfondo di una città che non riesce a star loro dietro, che respira e nonostante tutto prova a resistere. Non si può sfuggire alla celebrazione.

Foglio Margine

Antonio Scialpi

Antonio Scialpi
Classe '98, anima queer della festa. È appassionato di antropologia e semiotica. Adora filarsi film strani che non vede nessuno perché ha tempo da perdere. Scrive poesie, gli perdonerete l'astrusità. Lo trovate sui social come @dasbaglio. Può sembrare snob, ma è soltanto la resting bitch face.

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