-Oh ma quindi?
-Ma quindi cosa?
-No niente, domani Renato si sposa.
-Eh sì, che strano
-Perché strano?
-Boh, magari significa che stiamo crescendo, che dovremmo smetterla di stare buttati in questo bar.
-Come sei catastrofico. La vuoi una birra?
-No, l’ho già presa, grazie.
-Figurati, io la prendo.
-…
-Vabbè, e tu?
-E io?
-No dico, io sto con Ilaria da quasi tre anni, Renato sposa Federica, Filippo si sta iniziando a frequentare con Vanessa, la porta anche alla cerimonia…
-E io sono molto contento per tutti voi.
-Dai, fai il serio.
-Non ti capisco Giulio.
-Tu quando ti impegni Zeno?
-Io? Impegnarmi?
-Sì, tu.
-No, no, che poi mi dimentico come si beve.
-Ti dimentichi come si beve?
-Sì, mi dimentico. Aspetta che prendo un’altra birra.
-Non l’avevi già presa?
-Sì, che dicevi?
-No, tu parlavi del dimenticarsi come si beve.
-Ah sì, sì, mi dimenticherei.
-Ma che significa?
-Senti Giulio davvero, io sono contento che voi abbiate trovato l’amore della vostra vita, che siate felici e tutto il resto, ma sono felice anche io, sul serio.
-Lo dici sempre che sei felice, che non ti serve niente, che per te è tutto apposto, ma da quando tra te e Marta…
-Ma tu sai cosa significherebbe per me avere una relazione? Dovrei cambiare completamente stile di vita, rinunciare a tante cose, e non vi invidio, anzi mi diverto, a vedervi immersi nella retorica dell’amore, rose rosse, sesso col preservativo, cene, e tutto quello che comporta avere uno sbatti del genere.
-E io mi diverto a vederti difendere dietro la retorica del cinismo.
-Touché.
-Ma dai che infondo lo vuoi anche tu!
-Ma volere cosa Giulio? Io come lo dico ad una ragazza che ho quasi trent’anni e piango ancora a vedere Ironman morire schioccando le dita e salvando l’universo intero?
-Magari trovi una fangirl, non partire prevenuto.
-Okay, mettiamo caso che, oltre a farsi piacere gli Avengers, legga le stesse cazzate che leggo io e che abbia gusti musicali simili ai miei, quindi superiamo lo scoglio approccio.
-Okay, fino a qua ci siamo.
-Allora, mettiamo sempre caso che io la porti prima a ballare, cosa che ovviamente non possa rivelarsi altro che un fiasco totale.
-Perché?
-Ma mi hai mai visto ballare? Sono un tronco, lei probabilmente sarebbe un animale da dance hall, si stancherebbe di me, pomicerebbe con un altro, mentre io rimarrei a guardare in lontananza, con due cocktail, un’espressione tra lo stupito e la faccia di chi in fondo se lo aspettava, ed in testa Mad World di Gary Jules a condire il tutto con della malinconia ed un pizzico di esistenzialismo.
-Mettiamo caso che non succeda.
-A te l’amore ha reso troppo positivo. Va bene, mettiamo caso che non succeda, magari il bacio per grazia divina scatti anche in discoteca.
-Sì, grazia divina.
-Dopo quel bacio ci risentiamo, le scrivo, proprio come un adolescente, le scrivo e flirto pure.
Tra qualche battuta simpatica ed un messaggio carino, ci metto addirittura un invito a cena, e lei, inconsapevole del funesto destino che l’attende, accetta.
Allora la porto a cena, ed insomma va tutto bene, andiamo al sushi, ordiniamo, lei mi fa scegliere il vino senza sapere che non ci capisco nulla, e io vado un po’ alla cieca sperando di non prendere il più costoso sulla carta.
Continuiamo ad ordinare, lei sa cosa chiede, io no, mi affido alle foto.
Arriva il cibo, anche il vino, brindiamo.
E qui arriva il problema.
Avviciniamo entrambi il calice alle labbra, ci guardiamo, accenniamo un mezzo sorriso.
Lei inizia a bere, lo faccio anche io.
Penso che sia tutto perfetto, ma penso troppo.
Penso fino a dimenticarmi come si beve.
Lentamente inizio a sorseggiare, poi ingurgitare, ingurgito fino a fare rumore, come i vecchi, bevo così velocemente che il labbro superiore si stacca dal bordo e scatena un pah che nella mia testa è paragonabile allo scoppio di un petardo sulla superficie del timpano.
Inizio a sudare, mi guardo intorno, lei mi guarda stranita, mi alzo, lascio i soldi al cameriere e scappo prima di aver iniziato a mangiare, scappo via.
-Certo che sei proprio un coglione, magari lei nemmeno se ne accorge.
-Okay, non se ne accorge, la cena va bene, lei dice che non dovevo pagare io, che di riflesso faccio un sorriso da splendido, e dopo due secondi di imbarazzantissimo silenzio, le chiedo se le va di salire a casa mia, che guarda caso è a due passi dal ristorante.
Lei, perché educatissima, o magari perché ha voglia, mi risponde che certo, le farebbe piacere.
Allora saliamo, già in ascensore magari lei si aspettava il limone duro, ma io sono irrimediabilmente scemo e mi dimentico di avvisarla che prima di arrivare al dunque dovrà aspettare un inconfondibile segnale che dovrà essere lei a mandarmi, perché, ripeto, sono irrimediabilmente scemo, ma lei avrà bisogno di tempo per capirlo.
Insomma, tergiverso, finisco a parlare di quel pupazzetto di Batman che sì sai, quando trovi quei ricordi d’infanzia a casa di tua madre e che fai non te li tieni?, che in questa casa ci sto da due anni, prima ero tornato giù, per lavoro eh, volevano uno che conoscesse l’ambiente, ma mi hanno promosso e da due anni sono tornato qui a Milano.
Poi non so come ma ci baciamo e facciamo l’amore, e lo facciamo anche bene.
Sono arrugginito, ma riesco a stupire me stesso, e a quanto pare anche lei.
Niente, la mattina dopo ci svegliamo, e lei non se ne va, facciamo colazione, parliamo un po’, resta a pranzo, le faccio uno spaghetto, e lei apprezza anche le mie doti culinarie, pensa te.
-Ma tu cucini di merda.
-Ma che oh! È la mia storia d’amore o no?
-Sì, scusa. Insomma mi sembra vada tutto bene.
-Sì, a gonfie vele, ma anche il 5 maggio avevamo Ronaldo e Vieri titolari, ma ricordati che c’è sempre un Gresko pronto a farti morire disidratato.
Continuo, lei apprezza la mia cucina, le mie prestazioni, la mia sottile ironia e riesce puntualmente a demolire, con uno sforzo minimo, il pannello di plexiglass e cinismo che ho eretto per proteggere il mio stilnovistico cor gentile.
Andiamo avanti a prese in giro, baci, passione, urla e risate.
Tutto spontaneo, tutto solido, tutto vero.
Ti dicevo prima, anche noi immersi nella retorica dell’amore.
Succede spesso, sbaglio? Intendo innamorarsi senza accorgersene, non che l’amore è per forza un colpo di fulmine.
Dicevo, tutto bene, tutto rose e fiori, lei mi chiede di andare a cena dai suoi, io non mi faccio troppi problemi, me la cavo a parlare con i genitori.
Arrivo a quella sera già preparato, metto nel taschino ideologie politiche, tuttologia e parlantine calcistiche, mi preparo a difendermi da tutti gli attacchi con una laurea in un’ottima università, un lavoro ben pagato e un’educazione alto-borghese.
Va tutto bene finché non dimentico per l’ennesima volta come si beve, nella mia testa ritornano le lacrime del Fenomeno, Gresko, la Lazio, Conte che gode.
Per me è finita.
Ma mettiamo caso che sopravviva anche a questa.
I genitori sono contentissimi, il soldato Ryan questa volta non avrà il bisogno di essere salvato.
-Okay, quindi dov’è il problema?
-Mio impaziente amico, tempo al tempo!
Io e lei iniziamo ad amarci, sempre di più, ogni giorno è una scoperta, passano uno, due, tre, quattro, cinque anni.
Impariamo ad amarci ed odiarci in un’infinità di modi, viaggiamo, litighiamo, lei ammette che non so cucinare, ma anche che dò il miglior sesso della sua vita, e io me lo faccio andare bene.
Ci cerchiamo, ci troviamo e ci perdiamo continuamente, ma con una disarmante leggerezza che rende il tutto armonico, le nostre debolezze si incastrano, in un mosaico perfetto, incredibilmente perfetto.
Balliamo il nostro ballo senza pestarci mai i piedi, lei inizia a lenire la mia rabbia, cosa che non mi era mai riuscita, io faccio mie le sue preoccupazioni, il suo timore, la aiuto e mi aiuta, la nutro e mi nutre, siamo energia pura, amore crudo, che non significa tossico, crudo perché puro, e nemmeno lo sappiamo.
Stiamo lontani anche per un po’ di tempo, un annetto, ed è dura, perché sai, gelosie paure e timori sono dietro l’angolo, Gresko docet.
Ma superiamo anche quella, tutto ci sembra possibile, segretamente iniziamo a crederci entrambi.
Io cedo, basta cinismo, basta cazzate, godo di quella libertà d’animo che bramavo da tempo, finalmente inizio ad imparare qualcosa da una persona, divento la versione migliore di me stesso.
Sono libido pura, incarno quello che Ronaldo Luis Nazario de Lima e Christian Bobo Vieri avrebbero potuto essere, talento, passione, dedizione, esplosività e soprattutto costanza.
Tutto quello che avrebbero potuto essere ma che non sono stati.
E sai perché? Non per Gresko, né per Poborsky.
-E perché?
-Per paura, paura di perdere.
Inizio a preoccuparmi, ma non divento ossessivo, solo intimorito.
Il cuore mi si strugge ad ogni pensiero negativo, divento la rovina di me stesso.
Inavvertitamente mi distacco, non lo faccio apposta, ma lo faccio, prendo le distanze per paura della sola eventualità dell’abbandono, è più forte di me, ne sono terrorizzato.
Inizia ad avere paura anche lei, ma per colpa mia, non mi capisce e pensa che sia io, a voler chiudere.
Mi guarda negli occhi, con quello sguardo che mi perforava l’anima e divorava lo stomaco, e mi chiede se va tutto bene, e io, mezzo spaventato, rispondo che va tutto bene, chiedo il perché della domanda, lei risponde che mi vede strano, a mia volta dico boh sarà un periodo, lei risponde che mi ama, me lo dice con quelle labbra che ormai conosco più delle mie e con degli occhi a cui non mentirei nemmeno sotto tortura.
La amo anch’io, immensamente, allora non cedo, ci provo, combatto, continuo ad amarla con tutta la spontaneità di questo mondo.
Ma la paura è sempre lì, mai doma e mai sazia, ha fame e mangia anche noi.
Lei dice che sono fantastico, che sono stati i cinque anni più belli della sua vita ma che non è pronta, che ha bisogno di altro.
-E tu?
-E io il giorno dopo avevo intenzione di andare a comprare l’anello, di chiederle di sposarmi, di fare tutti i bambini che avremmo voluto, di giurarle un incondizionato ed eterno amore che non avrei mai giurato a nessun’altra, di prometterle la vita che aveva sempre sognato, di essere al suo fianco fino all’ultimo dei miei giorni.
Tutto questo senza sapere che lei non è pronta, senza sapere che adesso, dopo cinque anni, aveva bisogno di altro.
Mentre io, irrimediabilmente scemo e sognatore, avevo iniziato a crederci.
Allora inizio ad odiarmi, a rimproverarmi l’impossibile, fino a capire che in fondo non avevo sbagliato nulla.
Salvo poi vederla con un altro e ricominciare tutto il processo.
In conclusione, ho troppa paura di me stesso e del fatto che creda troppi nell’amore per poterlo provare veramente.
-Fortunatamente non è successo ancora niente di tutto questo.
-Fortunatamente.
-Vabbè Zeno, io vado, magari sto discorso lo riprendiamo un’altra volta, c’è Ilaria che mi aspetta.
-Figurati Giulio, ci vediamo domani, io vado a recuperare la giacca dentro.
-Ci vediamo.
…
‘’Ma dove cazzo ho lasciato le chiavi? Ora chiedo al barista’’
-Ciao, scusa, hai trovato un mazzo di chiavi? C’è un portachiavi con la testa di Ironman.
-Sì, le ha trovate quella ragazza là in fondo, tieni.
‘’Meglio se vado a ringraziare’’
-Ciao, scusami, mi hanno detto che hai trovato le mie chiavi, volevo ringraziarti.
Lei si gira
-Ma no e di che, e comunque complimenti per il portachiavi, alla scena della morte ho pianto come una bambina!
La guardo. Metabolizzo. Ho trovato la fangirl, ed è anche bellissima.
Mi ricordo di essere irrimediabilmente scemo ma non un coglione totale.
-Ti va se ti offro qualcosa da bere? Per ringraziarti.
-Sì, con piacere.
Il barista ci mette due bionde sul bancone.
Iniziamo a bere.
Pah
‘’No, ti prego, non posso averlo fatto, non di nuovo’’
-Oddio scusami, sono così sbadata che ogni tanto mi dimentico anche come si beve…
Divento tutto rosso, quasi scoppio a ridere.
-Non preoccuparti, succede spesso anche a me, dicevi, anche tu piangi sempre alla morte di Ironman?
autore_ Lorenzo Caricato
bio_ Studente di liceo classico, 2001, figlio del suo tempo, amante del futile e del superficiale, dell’hip hop e del cibo spazzatura.
Ad un animo da tenerone abbina una goccia di cinismo che non guasta mai.
Studierà con i numeri ma non abbandonerà la cultura classica. Occasionalmente scrittore.
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