Milkcineblog segue ogni giornata dal 14 al 18 settembre 2020 il Festival “Vive le Cinéma” ospitato dal convento dei Teatini di Lecce.
Qui trovate i nostri pareri e pensieri riguardo i corti, i lungometraggi e gli eventi collaterali. Continuate a seguirci nei prossimi giorni.
A fine articolo seguiranno i link per prenotare il vostro posto per le prossime serate, se sarete in zona. L’ingresso è gratuito ma su prenotazione.

 

 

Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller “Pile poil” 2018

 

 

Il corto (da noi tradotto in ‘per un pelo‘) parla di una giovane (Madeleine Baudot) che deve sostenere un esame per diventare estetista.
O almeno questo è ciò che sembra, in realtà il tema fondante è il rapporto della ragazza con il padre. Padre (Grégory Gadebois) meravigliosamente baffuto, di professione macellaio e che dalla figlia si fa aiutare nel lavoro.

La storia è una dolce commedia dallo svolgimento discretamente prevedibile. Le sue gag, sulla carta, potrebbero anche risultare un po’ trite e fuori tempo massimo.
Eppure, fruirla e arrivare a conclusione lascia addosso una sensazione più che piacevole.

Tale sensazione è dovuta probabilmente al buon uso di costumi, colori e ambienti (nonostante una fotografia incerta tra pastello e tono di grigio), che sono spesso associati a luoghi, personaggi e pratiche. La costruzione delle due figure principali (soprattutto il padre) risulta, dal punto di vista estetico, molto forte e stilizzata. In questo modo lo spettatore viene subito educato a decodificare e fare propri i personaggi.

L’esaminatrice è forse il migliore personaggio, quantomeno dal punto di vista comico, anche se con un risibile numero di battute.

Altro elemento di fascino sono le interpretazioni.
I due mattatori, ma anche le poche figure di contorno (su tutte l’esaminatrice, interpretata dalla regista stessa), riescono a muoversi tra il credibile e il sopra le righe, dando al tutto una splendida umanità caricaturale. Espressioni sempre efficaci, tempi sempre giusti.
Grazie a tutto questo (e probabilmente anche a direzione e montaggio), le sopracitate gag risultano molto efficaci, funzionando quasi sempre alla grande.

Ciò che però colpisce di più di questa prova breve dei due registi, sono i momenti di respiro tra una scena ‘principale’ e l’altra. Tra le routine esplicite da ‘risata’ si infilano tranquilli momenti di delicatezza, fatti di piccole briciole emotive e di informazione lasciate allo spettatore affinché possa metterle insieme per conto proprio. Questo tappeto di ‘quasi non detto’ si bilancia perfettamente con il lato più scanzonato e dona al corto un’identità efficace e che lascia il segno.

L’alchimia recitativa tra i due protagonisti è davvero palpabile ed efficace anche quando non stanno interagendo direttamente.

Si spera che Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller continuino per la loro strada, affinino le loro qualità, trovino un corposo budget, osino un po’ di più e ci regalino presto un bel lungometraggio di quelli da ricordare a lungo.

Alessandro Romita

 

 

 

 Mounia Meddour “Papicha” 2019

 

 

Destra o sinistra?

Oscilla il tempo, lo spazio, le voci rumorose di chi teme il peggio, e tra l’andare e il venire, la luce si sofferma su Nedjma. Ci troviamo in Algeria negli anni novanta, anni in cui la libera espressione del singolo è soffocata. Il singolo, qui, è donna. La libertà femminile viene oppressa. Ci troviamo negli anni della guerra civile algerina.

Papicha” è un lungometraggio della documentarista Mounia Meddour, racconta una storia, un trascorso, sceglie di raccontarsi, sceglie di raccontare la sua storia. La distribuzione di questo film in Algeria è stata bloccata. 

 

Avevo 17 anni e studiavo giornalismo in un campus molto simile a quello che si vede nel film. Eravamo giovani, ci piaceva uscire, andare alle feste. Papicha è un termine per descrivere una ragazza carina, emancipata, che ama divertirsi. Ma col passare del tempo, andare in giro senza indossare il velo stava diventando sempre più pericoloso. C’era un clima di intimidazione e di violenza. Per strada, le gente si sentiva in diritto di dirti:
“Devi indossare il niqab, devi coprirti”. Le donne dovrebbero starsene a casa, basta con l’Università, rinuncia agli studi”. Le uccisioni, gli attentati erano all’ordine del giorno.

 

E’ una realtà così vicina e attuale, le dinamiche presentate raccontano quel grido spontaneo che trapassa la stanchezza, che avvolge le vesti, che rafforza l’abbraccio verso di te. Un grido di lotta indifferente, una lotta anticonformista, di coraggio, un vortice emotivo nel quale Nadjma, protagonista della storia, è l’elemento che crea disturbo per chi le ruota attorno, per chi ha lo sguardo cieco. Per chi mastica la terra e non sente l’unione con l’altro. Destra o sinistra?

Rivendicare il diritto di esserci, di essere presenza, attraverso la voce e i disegni di Nadjma, organizzando una sfilata di moda. Lo haïk diviene l’abito chiaro di resistenza, di emancipazione della proprio libertà.

“Sono stata rapida, Satana non mi ha vista”

Federica De Rinaldis

 

 

Programma Festival Vive le cinèma
Martedi 15 settembrehttps://www.vivelecinema-festival.com/programma/ 

Prenotazione biglietti su: https://www.eventbrite.it/o/vive-le-cinema-31102245301

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