Prima sul grande schermo e poi in TV nel 2019,  Io sono Mia è stato recentemente riproposto dalla RAI, a venticinque anni dalla scomparsa della celebre cantante Mia Martini.
La regia è di Riccardo Donna, già noto per aver creato numerose serie TV del passato. La protagonista è interpretata da Serena Rossi, mentre Dajana Roncione ha la parte di Loredana Bertè, sorella di Mia e nota pop singer.

Le altre star sono Maurizio Lastrico e Duccio Camerini. Il primo è un fotografo che si innamora della bella Martini – la figura è ispirata a quella del cantante Ivano Fossati; l’altro ha il ruolo del padre di Mia, così determinante nell’arco della sua vita.

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L’azione inizia nel 1989, quando Mia Martini arriva a Sanremo per prendere parte al famoso Festival della Canzone Italiana. In albergo, oltre alla fedele manager, incontra una giornalista che vuole scrivere di lei; Mia rifiuta l’intervista a causa della timidezza, ma poi capisce che si tratta di una rara chance per la sua carriera. Le domande rivoltele sono l’occasione per ripensare al passato: inizia così una lunga serie di flashback.

Mimì Bertè (questo il vero nome della brava cantante) nasce nel 1947 in un paesino nei pressi di Reggio Calabria. Suo padre Giuseppe, insoddisfatto perché avrebbe desiderato dei figli maschi, maltratta le due sorelle. Ecco perché Mimì e Loredana, insieme alla madre, decidono di fuggire a Roma. Nella Città Eterna iniziano ad esibirsi, condividendo tutto e divertendosi come matte – siamo già nei favolosi anni ’70! Mimì prende anche parte ad una jazz band e, durante un concerto, incontra un famoso produttore che la introduce ad una brillante carriera nel mondo del pop. Risalgono proprio a questa nuova fase due delle sue più famose canzoni, Piccolo uomo e Minuetto, firmate col nome d’arte di Mia Martini.

Inizia qui la sua travagliata storia d’amore con Fossati (il fotografo Andrea), che però la abbandona dopo una serie di litigi e riconciliazioni.
Mentre si esibisce per l’ennesima volta, vengono giù le luci del palco e il mixer esplode: ecco perché qualcuno inizia a parlare di sfortuna, additando Mia come iettatrice. Addirittura, al ristorante, tutti scappano al suo arrivo.
È giunto allora il momento di abbandonare la vita pubblica: per circa sette anni, Mia canta solo alle sagre di paese, per pagare l’affitto della casa dove vive. I suoi manager e amici, sempre convinti della sua bravura, la spingono a tornare alla ribalta, proponendole un nuovo pezzo, Almeno tu nell’universo, che registrerà un grandissimo successo al 39° Festival di Sanremo.

È noto a tutti che la cantante troverà la morte nel 1995, probabilmente a causa di una overdose, legata alla dipendenza da droghe.
È questo un esempio di biopic, un genere cinematografico che riporta le vicende di un personaggio famoso, includendo i periodi felici e quelli bui della sua vita. La particolarità di Io sono Mia sta però nel suo focalizzarsi sul coraggio della cantante, che torna sul palco contro tutto e contro tutti.
Anche se le scene troppo corte e i numerosi flashback rischiano di far perdere il filo, rimane comunque un film da consigliare, perché fornisce ispirazione per la vita di tutti i giorni.

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autore_ Francesco C.
bio_ Salentino, 28 anni, una laurea in Giurisprudenza e una grande passione per il cinema e per il teatro. Ha frequentato il laboratorio teatrale universitario e nel tempo ha sviluppato un certo interesse per il grande schermo, soprattutto quando vengono proiettate pellicole datate. Spera di dare qui un contributo, per condividere i suoi pensieri e anche per sentirsi parte di un gruppo.


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