Che merda di titolo penserete, e non posso che darvi ragione difatti sarà lei la protagonista di oggi; la Merda.

Un argomento possiamo dire intoccabile, nel nostro immaginario purulento, eppure altro non è che specchio del nostro fisiologico vivere, ma allora perché ciò che la segue oltre ad una serie di fumanti gas è il tabù? un oscurantismo verso lo scarto della nostra umanità.

Nonostante questo penso sia partire dallo scarto l’unico modo per trascendere, e ripercorrendolo per vie anali e non, verso una purezza del contenuto verso la vera opera.

Questa è Panna Acida ed io sono la Principessa Steno, nata dai dei glitter caduti durante una rissa, per la prima botta della serata nello studio 54 e oggi miei cari parleremo del film simbolo per eccellenza, manifesto stesso del cinema trash, capolavoro del 1972 regia di John Waters:

Pink Flamingos (Fenicotteri Rosa)

 

Un nome ed una garanzia, Waters fin dalle prime immagini della pellicola dichiara apertamente la sua estetica, il suo intento, la spensieratezza nell’orrido e nel perverso, il piacere, nel filmare voyeristicamente scene di puro scarto, di quello scarto che vediamo protagonista, ai margini di una società ben pensante, fatta di dogmi sociali, qui intravediamo una liberazione non tanto da parte dei personaggi già liberi di per sé ma degli stessi spettatori.

 

La pellicola si anima di pura spazzatura (trash), di feticismi, di peccati che per quanto orridi rimangono umani, ma sublimati verso la propria essenza divengono quasi contagiosi. Lo spettatore non può far altro che partecipare lasciandosi trasportare in spire di disgusto ma così piacevolmente divertenti da rimanerne quasi affascinato, d’altronde  non si vede tutti i giorni uno stupro con zoofilia legata in questo caso al pollame osservato da una guardona, o una festa di compleanno con tanto di ano canterino. Il tutto inondato di personalità istintivamente grottesche quasi nauseabonde, fino a portare lo scarto verso una nuova via quella della riconquista di una propria favolosità.

Quale altro scopo se non quello di diventare la persona più schifosa al mondo, un titolo prestigioso un titolo che ha in sé anche del politico, la stessa Divine protagonista e musa sublime dello stesso Waters, ne scandisce i passi prima della conclusione della pellicola in un’intervista, ogni dogma di quest’ultima è più un istinto coltivato è puro punk, è rivolta verso la società stessa, una rivolta però legata al semplice fatto di essere ciò che si è, e non parlo di merdate edgy qui si parla di vera merda d’autore, qualcosa che non cerca un apprezzamento dal pubblico, e non ne trova bisogno perché nasce per il puro fisiologico motivo di essere defecate e lanciata contro chiunque.

Pellicola di culto per una cultura Queer puramente sovversiva, dove il glamour più osceno le fa da padrone, pompini incestuosi, madri in sovrappeso ghiotte di uova si innamorano dalla loro culla, molestie, sequestro e sfruttamento di donne perennemente incinte per adozioni lesbo, rapporti sessuali feticistici, mobili animati dal potere sovrannaturale dell’orrido, rosso, blu , e una chioma giallo piscio.

Questo è Pink Flamingos una vera fumante merda di cane che Waters non fa altro che spolverare con del glitter rosa, magari non ne coprirà il disgustante odore ma sicuramente ne farà di essa pura icona.

Ma è Divine ad avere l’ultima parola, o se preferite l’ultimo boccone, d’altronde aspettatevi sempre il meglio se si parla di cattivo gusto!

 

 

 

 

Princess Steno
'99. Young, Broke, and Fabulous. Armoniosa creatura sboccata come poche. Sirena incantatrice combatte il patriarcato con il suo canto non binario. Ogni fibra del suo essere è devoto all'arte in qualsiasi forma. Nata da una perla, di una delle collane di Elisabetta I, caduta accidentalmente nel mare colpita successivamente da un fulmine. Vive per fare delle sue epopee surreali e trash opere pittoriche, cinematografiche e musicali. Lo trovate sui social come @princesssteno e se siete indecisi sul lui/lei sappiate che non se ne frega un cazzo ma nel dubbio ''sua Maestà'' andrà benissimo.

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