I film hanno il potere di farci viaggiare, sognare, evadere dalla quotidianità, riflettere e vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Chiamami col tuo nome è capace di fare tutto ciò e molto di più.
Il film di Luca Guadagnino, la cui sceneggiatura è stata scritta da James Ivory ed ha vinto il premio come miglior sceneggiatura non originale ai premi Oscar 2018, è tratto dal romanzo omonimo di Andrè Aciman del 2007.
La storia è ambientata “da qualche parte nel nord d’Italia” durante “l’estate del 1983”, citando direttamente il film, anche se il luogo viene presto chiarito ed identificato con Crema, città natale del regista. La famiglia Perlman si appresta ad accogliere uno studente in arrivo dall’America per lavorare alla propria tesi di post dottorato con il sign.Perlman, brillante professore di archeologia. Nella splendida campagna lombarda nascerà una relazione speciale tra Oliver, lo studente in visita, ed Elio, il figlio del professore.
Chiamami col tuo nome è un film speciale che merita di essere visto più e più volte per apprezzarne ogni dettaglio nascosto, ad ogni visione cambia e svela lati di sé prima sconosciuti. Per apprezzarlo a pieno bisognerebbe vederlo in lingua originale in modo da godersi la fusione di inglese, francese, italiano, tedesco e dialetto lombardo che lascia lo spettatore affascinato. Il paesaggio rappresentato è di una bellezza mozzafiato e viene valorizzato ancora di più dalla fotografia e dalle inquadrature della squadra di Guadagnino.
Le atmosfere sono oniriche e accompagnano lo spettatore in questo bellissimo mondo della campagna lombarda. I colori prevalenti sono il blu, il verde e il giallo in tutte le loro sfumature, soprattutto chiare e pastello. Sono prevalenti le inquadrature statiche che sembrano creare dei veri e propri quadri. Tutto il film potrebbe essere interpretato come una successione di cartoline di un afosa estate italiana. Inoltre è inevitabile il paragone con le opere di Monet che è ribadito anche nel libro, infatti la seconda sezione è intitolata proprio La collina di Monet.
Cultura
Il capolavoro di Guadagnino è ricco di riferimenti a qualsiasi campo della cultura: arte, filosofia, letteratura, filologia, storia, cinema e musica.
Le statue di Prassitele e degli scultori di età ellenistica compaiono nella narrazione come simbolo di bellezza e seduzione, e sarà proprio il ritrovamento di una statua nel lago di Garda a sancire una tregua tra i due protagonisti attraverso una delle scene, a mio parere, più belle del film; Oliver prende il braccio della statua ritrovata e lo porge ad Elio come per stringergli la mano creando un filo conduttore tra passato e presente, arte e vita reale, tutto sullo sfondo delle acque del Lago di Garda.
Nel film i quattro elementi hanno spesso valori simbolici. L’acqua è quasi sempre presente nella pellicola ed è di vario genere: si passa da quella della piccola piscina in pietra a quella di laghi e fiumi. Inoltre questo elemento ha anche un valore simbolico che si collega alla filosofia di Eraclito, di cui nel film vengono citati i Frammenti cosmici, e alla metafora del fiume che scorre e del panta rei. Inoltre l’acqua è anche presentata nel suo ruolo purificatore collegato alla religione; Elio ed Oliver sono entrambi ebrei ma vivono la propria fede in modo diverso, il primo con molta discrezione e l’altro invece più apertamente. Sarà proprio l’influenza di Oliver a rianimare la fede in Elio che comparirà per la prima volta con una collana con la stella di David proprio mentre sporge la testa dall’acqua.
La terra è rappresentata in particolare dalla vegetazione e dagli alberi di albicocco che vengono spesso inquadrati nel corso della pellicola e scandiscono il passare del tempo: infatti all’inizio della storia sono ricchi di frutti che nel corso della pellicola diventano sempre meno, fino ad arrivare alla totale assenza alla fine del film. L’aria estiva viene sempre percepita nel film attraverso l’uso di colori caldi e anche alla ricorrente presenza di una mosca che si aggira tra i personaggi, simbolo di una caldissima estate italiana. Infine il fuoco ha un ruolo speciale nell’ultima bellissima e struggente scena del film che vede Elio, davanti al camino, illuminato dalla luce delle fiamme e in lacrime.
La colonna sonora è eccezionale e comprende un repertorio vastissimo che va dalla musica classica a Mistery of Love e Visions of Gideon di Sufjan Stivens scritte appositamente per il film passando per classici stranieri degli anni 80 come Love My Way dei The Psychadelic Furs e per il reportorio italiano che comprende Loredana Bertè e Franco Battiato.
La recitazione è sublime: Timothee Chalamet (Elio), Armie Hammer (Oliver), Michael Stuhlbarg (padre di Elio), solo per citarne alcuni, danno vita impeccabilmente ai personaggi del libro rendendo questo progetto così speciale.
Molto più di un amore LGBT
Il film non si può definire una storia d’amore LGBT perché è molto di più; è sicuramente un bildungsroman perché segue la crescita interiore di Elio e il suo rapporto con il mondo per lui totalmente nuovo della sessualità; tratta il tema dell’amicizia perché quella con Oliver è prima di tutto un’amicizia; analizza il rapporto tra genitori e figli in una famiglia, spesso rappresentato come conflittuale in altri film legati all’omosessualità, ma che in questo caso è un supporto per Elio.
Infine è un film che parla d’amore ma non nel senso più banale del termine, ma di quell’amore che non ha confini, che spaventa ma accoglie, fa soffrire ma ripaga immensamente. Le linee tradizionali che definiscono l’amore vengono fatte sfumare per lasciare il posto ai sentimenti più veri e profondi. Per concludere cito una delle mie frasi preferite del libro che penso racchiuda perfettamente la relazione tra Elio e Oliver:
Volevo essere come lui? Volevo essere lui? O forse volevo solo averlo? Eppure essere e avere sono verbi del tutto inadeguati nell’intricata matassa del desiderio.
Giuria DB Giovani 2020
autore_ Alice Pittini
bio_ Studentessa dell’ultimo anno di liceo. Appassionata di arte in tutte le sue sfaccettature. Amante dei viaggi e sempre disposta a imparare qualcosa di nuovo. In bilico tra voler diventare una fotografa di concerti e la direttrice di un museo. Studierà per la seconda sperando di realizzare anche la prima lungo la strada.
Latte Scremato: Il Padrino – siamo tutti parte della famiglia Corleone
Io ho visto questo film tempo fa…a incuriosirmi era proprio la tematica lgbt…solo dopo mi sono accorto che la pellicola significa molto di più: una storia d’amicizia vera e profonda, una mescolanza ben architettata di colori (soprattutto pastello, visto che siamo negli anni ‘80), la professionalità degli attori (e dell’emergente Chalamet in particolare).